martedì 25 agosto 2015

“Terza fase” del “contagio” ... Avvenuta, ormai ...


In relazione al post precedente (Cina. Seconda fase del “contagio”, a quando la terza??): “Terza fase” del “contagio”: ormai avveuta... 

Qualunque cosa facciano. Certo, il QE in Cina è giusto  ed è bene lo facciano, ma il “contagio” è avvenuto e punta verso gli Usa... 

La G.C. (“Grande Crisi”), quindi, ritorna là dove ha avuto inizio. Vedremo le mosse che saran fatte, ricordandoci due cose: 1) nel gioco degli scacchi i finali sono i più “necessitati” (eimarmènê, la necessitas, il circolo del samsâra); 2) secondo un detto scacchistico: nel “finale di partita la strategia supera la tattica”. I tatticismi servono a poco, quando gli scopi sostanziali sistemici son messi in questione dall’esplosione delle contraddizioni contentute all’interno di un determinato sistema. 

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P.S. 


sabato 22 agosto 2015

Intervista a Luttwak su Medio Oriente, Usa e Cina (G. Scancarello), Lettera 43, link - “Terza fase”?? -


Allora in relazione al post precedente (‘Cina. Seconda fase del “contagio”, a quando la terza??’), ecco un interessante link della Intervista a Luttwak su Medio Oriente, Usa e Cina, di Gea Scancarello, Lettera 43.it. Ovviamente, molte delle posizioni di Luttwak son solo sue e non condivisibili

Ciò non toglie che Luttwak lucidamente, come spesso gli accade, affermi due cose importanti. La prima è che gli USA vogliono - e stanno - lasciando il Medio Oriente; e la seconda è che vi è largo consenso interno riguardo a tale fatto. 
Che, poi, occulti i poderosi guadagni di certi ambienti americani in tutta questa faccenda, fa parte dell’opinione dominante negli ambienti ai quali lo stesso Luttwak fa riferimento. 

Una terza cosa è interessante: che ammetta che quello di democratizzare il Medio Oriente è stata un’illusione: fa piacere che lo ammetta. Naturalmente, vi è una profondissima contraddizione in questo in quato, nell’intervista qui sopra citata, vi è un passo in cui afferma: “Gli americani sono molto ideologici, e così possano dettare le regole dell’ideologia americana. L’America è l’unico Stato ideologico al mondo: non è uno Stato linguistico, etnico o razziale. Non è uno stato nazionale: è uno stato ideologico”. Come può, dunque, l’ “America” agire non ideologicamente?? Ma, se così è, allora l’errore da lui stesso ammesso è conseguenza necessaria delle premsse dell’ “Ideologia americana” (sulla quale necessiterebbe una pubblicazione analoga alla famosa, ed ormai ben vestusta e molto ma molto datata, Ideologia tedesca). 

Si può, ifatti, pensare che “l’America”, nel suo cieco ideologismo, sia stata manipolata, facendole balenare, come Bianca Balena (Moby Dick [*]), l’ illusione della democratizzanzione - senza basi serie nei luoghi e nelle storie locali - del Medio Oriente, che si è dimostrata no balena, ma somma bufala... 

E chi si è manipolato una volta, può sempre di nuovo esserlo... 

Naturalmente vi è un problema. Il vuoto che così si è già, parzialmente, generato da qualcosa deve esser riempito: Natura abhorret vacuum. Quel che sta riempendo il “vacuum” è il cosidetto IS, Islamic State, o Da’èsh che dir si voglia.  

Ma solo in parte. Non potrebbe questo cosiddetto Stato Islamico esser la maschera di “altro”? E/o portare ad “altro”? E che proprio per portare a tal “altro” gli USA vengano manipolati, come un tempo per entrare in quella malaugurata zona sottostando ad una illusione, ora a lasciarla, sottostando ad un’altra illusione? Illusioni entrambe? 

Ma vi è un passo - altamente significativo - che ci lascia intravedere la “terza fase” del “contagio” (finalmente uscito dal Mediterraneo Sud), che deve poter portare alla chiusura temporanea di Wall Street ed alla “ristrutturazione” del debito sovrano USA, questo in vista di una nuova forma di valuta globale probabile o/e possibile. Ed è quando l’intervistatrice gli chiede del debito sovrano USA in mano cinese, dando l’esatta stima conosciuta: il 7%, non poi tantissimo, ma sufficiente per fare qualche danno reale, nonostante quel che Luttwak vada ostentando. 

Alle sottovalutazioni di Luttwak, l’intervistatrice gli risponde esternando le preoccupazioni espresse da vari economisti al riguardo da molti anni, ormai. E Luttwak le risponde così: “Il Tesoro degli Stati Uniti può revocare il debito in qualsiasi momento [corsivi miei]. Fra l’altro non è che i cinesi abbiano ipoteche di case americane: i loro dollari sono soltanto numeri su un computer della Federal Reserve. Quindi non costituiscono alcuna arma strategica”. A parte il fatto se siano, o non, un’arma strategica, la frase-chiave è: Il Tesoro degli Stati Uniti può revocare il debito in qualsiasi momento [corsivi miei]”.

Beh questo è ciò che “si” vuol fare: la revoca del debito USA. 

Ma solo una evenienza di crisi fortissima e galoppante - non necessariamente crisi meramente economica, ma certamente accompagnata da vari problemi macro-sistemici, DI QUELLI CHE OGGI NOI ABBIAMO E VEDIAMO - potrebbe giustificare un cosa del genere (in vista di una modifica strutturale sistemica, di quella intravista nel link cui dà seguito il post precedente qui linkato, all’inizio di tale post [su questi temi, altro link interessante [**]]). 

[*] Moby Dick, da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

P.S. Led zeppelin moby dick full - Youtube link -

P.P.S. Top Ten ‘Moby Dick’ Trivia -- Youtube link

P.P.S.S. La ballena blanca Moby Dick ‘existe’ y surca las aguas de Australia -- Youtube link


ADDENDA

[**] “ECONOMIA E FINANZA: CONDIZIONATE DA FORZE OCCULTE?” Ricordando ANTHONY C. SUTTON.

Santana - Soul Sacrifice 1969 ‘Woodstock’ Live Video HQ - Youtube link -


venerdì 21 agosto 2015

Cina. Seconda fase del “contagio”, a quando la terza??

Dunque il “contagio” è avvenuto (“Contagio avvenuto....”), ma è la sua seconda fase (**). 

Nondimeno è fondamentale comprendere che quel che non accade nel 1998 (*), è accaduto ora: la Cina ha svalutata la sua valuta. E ci si ricordi che lo stesso 1998 è stato fondamentale, perché in quell’anno entrò in vigore la zona di cambio fisse che è l’area Euro.  

IL MESSAGGIO DI FONDO:   
QUEL CHE NON ACCADDE NEL 1998 
STA OGGI ACCADENDO.... 


Tutto questo nasce dal fatto che si tratta di problemi sistemici: “Grecia, Cina, Ipee: problemi sistemici non visti esattamente”

Eh già, “Le cose sono spesso diverse da come sembrano”.



(*“Di una crisi passata, che si è ripresentata in forma diversa... interessanti certe cose scritte nel 1998...”

(**) p.s. La terza fase è quella che ritorna negli USA, con i cambiamenti sulla valuta globale cui si è accennato in questo blog = La fine del Sistema Attuale, Finis Systematis Actualis

 

 

sabato 1 agosto 2015

Scomparso ieri Roddy “Rowdy” Piper, indimentcato protagonista di “Essi vivono”

Scomparso ieri Roddy “Rowdy” Piper, indimentcato protagonista di “Essi vivono” (1988, di J. Carpenter). 

Di “Essi vivono” ricordo il detto: “Il principio informatore: quello che maneggia l'oro detta legge”, da: “Essi vivono”, Wikiquote.

Altri link: “ESSI VIVONO, NOI DORMIAMO” (e non è un pesce d’aprile...).

Ed ecco qui “Il Principio informatore”.

Anche (però attinente in guisa realtiva), “Il problema della tradizione demolita”




 

“Le cose sono spesso diverse da come sembrano”

Le cose sono spesso diverse da come sembrano.

Nondimeno, le date segnano delle specie di “scalette”, per questo non vanno disprezzate. Andiamo, senza dubbio, verso la fine della “crisi del mondo moderno” (Guénon), vale a dire verso la parte finale dello stesso processo, la cui data d’inizio si può senz’altro far risalire all’inizio della Prima Guerra Mondiale, il 1914. 

 

In una tale atmosfera l’esempio di Benedetto di Norcia, che visse un tempo analogo, ma ben diverso, di profonda crisi, può essere molto interessante:

Quando Benedetto adolescente studiava a Roma, si vide posto di fronte al problema della decadenza. Al declino generale egli reagì in un primo momento ritirandosi dal mondo. Questa fu la sua risposta provvisoria, non la risposta definitiva. Solo con la costruzione di Montecassino diede la risposta cristiana al fenomeno della decadenza. Essa non consistette in una protesta o in una manifestazione, né nel semplice restauro di condizioni precedenti, il che si è sempre rivelato sterile. Cercò di dare una risposta positiva e alla decadenza contrappose una vigorosa ricostruzione. Aveva un’alternativa. In epoche di dissoluzione la cosa decisiva è sempre quella di non starsene disorientati con le mani in mano. Chi non conosce una soluzione migliore è sconfitto in partenza. Lamentele e critiche non hanno mai combinato nulla” (W. Nigg, Vita di San Benedetto di Gregorio Magno e la Regola, Città Nuova Editrice, Roma 1975, p. 31, corsivi e grassetti miei).





La risposta è “avere un’alternativa”, senza, però, l’illusione di tentare di restaurare le condizioni precedenti, che è il perenne errore d’ogni “tradizionalismo”, con il qual errore esso si condanna all’inevitabile sterilità1. Ecco, dunque, che ripensare all’esempio benedettino può diventare di grande interesse in questa nostra fase storica.





1 

E’ molto interessante, a tal proposito, vedere come una scrittrice la cui potenza critica supera di gran lunga le soluzioni che propone, vede le cose. Immagina che vi sia un “Commissione Lugano”, perché riunitasi lì, composta d’anonimi studiosi, cui si dà un tema: la sopravvivenza del “sistema” nel secolo prossimo (la “Commissione” si sarebbe riunita nel 1997, il libro, in inglese, è del 1999, l’anno dopo in italiano). La conclusione cui giungono è semplice ma chiara: occorre “sfoltire” la popolazione se si vuole che il “sistema” perduri e dunque gli enormi guadagni operati da pochissimi. Sebbene si tratta di un’invenzione letteraria, “non è un libro a effetto. Non è neanche una ‘satira’ (…). I contenuti (…) si basano interamente su voluminosi dossier di materiali. (…) le (…) affermazioni sono sempre solidamente fondate” (Susan George, Il Rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo secolo, asterios editore 2000, p. 211). Molte delle previsioni dell’autrice, nel frattempo, son diventate realtà.

 

E, ragionamento che non fa una grinza, solo questa strategia possono avere le “forze che dominano il mondo”. Qualche anno dopo le stesse cose possono dirsi, cambiando solo delle cifre. Ciò per causa di un fatto sostanziale: sebbene la mentalità “meccanicistica” postuli che l’economia sia totalmente reversibile, già dagli anni Settanta del secolo scorso si sa che la “reversibilità (…) data come presupposto da quasi tutti gli economisti neoclassici, keynesiani e marxisti” (ibid., p. 19) è “un’operazione del tutto artificiale” (ibid.). Reputare che nessun evento lasci “segni indelebili” (ovvero: reversibilità) e che “tutto, con il tempo, tornerà alle condizioni iniziali” (ibid.) è un’affermazione “priva di senso” (ibid.).

G. Deleuze, “Cultura e crisi”, con sottotitoli in italiano, link


“Deleuze. Cultura e crisi”

Alcune considerazioni senza dubbio son datate, ma delle altre considerazioni son perfettamente valide ancor oggi ed è questo fatto un qualcosa di molto, ma molto (negativamente) significativo...