domenica 29 novembre 2015

Link di un’intervista a Marco Capuzzo Dolcetta





Una sola nota: “Neuschwabenland” non è Nuova Svezia, ma nuova **Svevia**, un probabile refuso.


Un breve commento. Quanto poi ai “vinti che ritornano”, è una grossa sciocchezza, non è che “i vinti tornino”, ma che vincitori e vinti affondano nel processo di crescente dissolutio alchemica, che andrebbe fermato …


Vero invece che la storia, senza maiuscole, si fa ascoltando tutte le voci e tutte le fonti, ma, poi, si prende una decisione …
 

giovedì 26 novembre 2015

“Rollover” (1981) - trad. it.: “Il Volto dei potenti” -


Il film Rollover, del 1981 - tradotto in italiano col titolo de “Il Volto dei potenti” (*), con Jane Fonda e Kris Kristofferson - è un film che vidi tanti anni fa e che rispecchia, sia come regia sia come oggetti tecno-illogici (per esempio, i vecchissimi - oggi - modelli di computer …) - un quadro passato - e tuttavia …
La trama (**) è semplice: Jane Fonda interpreta la moglie, un’ex-attrice (non una novità, si sa …), del presidente di un’importante industria del campo petrolchimico, che è stato appena ucciso misteriosamente. Ora, lei decide di prendere in mano gli affari del marito, incontrando, com’era facilmente prevedibile, non poco scetticismo nei suoi (di lei) confronti. E incontra, nella sua ricerca di finanziamenti, un banchiere nei guai (Lee Winter - interpretato da K. Kristofferson), il quale sta cercando di salvare l’istituto finanziario, molto importante anch’esso, del quale recentemente era stato messo a capo. Gli affari, dunque, pongono accanto questi due “outsider” del mondo finanziario, ma fra i due scocca la tipica scintilla da film, cosa necessaria per “impepare” la narrazione, narrazione che, però, non rimane focalizzata su questo punto. Il punto decisivo è che, nel cercare di salvare la sua banca, Winter ricorre ai petrodollari.
Era l’epoca dei petrodollari (suona familiare …), vale a dire quel sistema che sta implodendo oggi …
Lo scenario è quello della debolezza del dollaro, com’era in quegli anni.
IL SISTEMA REAGI’ RAFFORZANDO IL DOLLARO. Per ragioni sostanziali: legame diretto tra fine del Gold Exchange Standard (parità aurea) e conseguente “libera” (??) fluttuazione del valore del dollaro, con conseguente sua svalutazione, cui si doveva reagire rivalutandolo. Per farlo, dovevi tagliare i salari, per esempio, ed ecco la “competition revolution” cosiddetta. In altre parole: TU NON PUOI CAMBIARE IL SISTEMA “A COSTO ZERO” E SENZA PROVOCARE DELLE CONSEGUENZE. Chi così pensa s’impedisce di comprendere, detto molto semplicemente.
La cosa finisce con l’ultima scena in cui i petrodollari vengono ritirati in un momento, il sistema tutto cade in un crollo notevole, con conseguente chiusura delle Borse, eccetera eccetera, scenario che all’epoca non poteva però avvenire, perché il dollaro venne al contrario rafforzato. Non certo casualmente del resto, come s’è appena detto qui sopra. Fu anche l’occasione per una “certa parte” di prendere il controllo - parte usualmente ricollegata con le “destre” politiche, “cosettina”, quisquilia e “pinzillacchera” che gli attuali miserrimi epigoni, strillanti d’ “identità” e “difesa dell’Occidente” (quale, poi), non amano tener in alcun conto ma che va, invece, ricordata loro fin alla fine dei giorni, non troppo lontana per altro. Tutta la ristrutturazione sistemica è avvenuta sotto il controllo delle “destre”, non necessariamente in senso politico-partitico: in politica chi impone l’Agenda, quello vince, e non importa come i partiti e partitucoli si chiamino. Quel che conta è l’ Agenda delle priorità. Le sinistre sono, di fatto, e meritatissimamente, sparite, ovvero non hanno alcuna Agenda da imporre e si baloccano con miserrime lotte su questioni d’opinione che, per definizione, sono, e saranno sempre discutibili, “opinionabili” per l’appunto.
Un intervento sistemico per “rafforzare” è più facile di quello per indebolire, paradossalmente - ma neanche tanto, poi.
Oggi la situazione è, di fatto, speculare. Il problema è oggi, al contrario, il dollaro troppo forte che, tra l’altro, deprime le “commodities”. Ma è simile il problema sistemico né ci son le stesse possibilità di “riaggiustarlo” (il sistema).
Ed è questo - questo - il punto effettivamente debole, che può condurre al quadro descritto nel film Rollover - ma per ragioni inverse, e, direi, speculari - e che qui s’è accennato in qualche post precedente (***). 


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NOTE



(*) “Il volto dei potenti” - Film Completi in italiano (Azione) -
https://www.youtube.com/watch?v=CKmj2tCBvOE

(**) La trama de “Il Volto dei potenti” : http://www.spaziofilm.it/recensioni/5039/il-volto-dei-potenti.aspx
Immagini da Il Volto dei potenti”:
http://www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=2
http://www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=3
http://www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=4
http;//www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=5
http://www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=6
http://www.spaziofilm.it/recensioni/immagini.aspx?id=5039&num=7

 

(***) APPENDICE AL POST PRECEDENTE - per chi volesse approfondire -

(http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/09/appendice-al-post-precedente-per-chi.html)

Intervista a Luttwak su Medio Oriente, Usa e Cina (G. Scancarello), Lettera 43, link - “Terza fase”?? -

(http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/08/intervista-luttwak-su-medio-oriente-usa.html), dove si parla delal “revoca” del debito USA.

E il post: Grecia, Cina, Ipee: problemi sistemici non visti esattamente

(http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/06/grecia-cina-ipee-problemi-sistemici-non.html).





domenica 15 novembre 2015

A chi parla con troppa facilità di guerra … Anche se - talvolta - ci si è davvero costretti …




Una parola di saggezza da un noto stratega e cultore di arti marziali orientali.

“Prendiamo in considerazione la tipica scena di combattimento da film. L’eroe mette al tappeto il cattivo di turno e poi indietreggia, permettendogli di rialzarsi in piedi. Questo processo viene ripetuto finché il cattivo non riesce più a combattere. E’ una cosa assolutamente ridicola! Non dovete concedere al nemico la benché minima possibilità di farvi del male. […] Questo è il ‘kokoro’ [letteralm.: “cuore” in giapponese, per estensione di significato: “atteggiamento mentale”]. […] Un ottimo esempio di ‘kokoro’ è la Guerra dei Sei Giorni avvenuta in Medio Oriente; qualunque guerra che duri meno di una settimana è ovviamente il risultato di un comando illuminato. L’uomo civile detesta affermazioni del genere [corsivi miei]. E’ più incline a dire. ‘Meglio una sconfitta onorevole che una vittoria disonorevole’. E’ pura follia. Se non avete in animo di vincere, non dovreste proprio mettervi a combattere [corsivi e grassetti miei: l’Occidente si trova nei pasticci per aver contravvenuto a tal fatto ed a tale verità; nota mia]. Le guerre non vengono vinte dagli uomini migliori, ma dai più cattivi. La battaglia è solamente un’avventura gloriosa per gli storici che fanno parte della squadra vincente [corsivi miei]. Per coloro che vi sono direttamente coinvolti, è un’esperienza cruenta e dolorosa [grassetti e precedente corsivi miei]. Tuttavia, a volte non è possibile evitare la battaglia [corsivi miei]. L’unica soluzione razionale è di affrontarla nel modo più rapido e risoluto possibile, e portarla a termine con il minor numero di danni possibile [corsivi e precedente grassetti miei]. Ma di che rapidità stiamo parlando? […] Se un combattimento dura più di un minuto tra singoli individui, o più di una settimana tra due nazioni, significa che è condotto in maniera sbagliata” (F. Lovret, La via della Strategia. I segreti dei guerrieri giapponesi, Edizioni Mediterranee, Roma 2009, pp. 84-85, ovviamente corsivi e grassetti miei, come detto a proposito dei precisi passi riportati qui sopra). 


A questo punto, lascio la meditazione e le seguenti considerazioni a chi legge … 


sabato 14 novembre 2015

E forse, forse …, qualcuno stavolta capirà? Davvero? Vi è di che dubitarne …




E forse, forse …, qualcuno stavolta capirà? 
Davvero? 
Vi 
è 
di 
che 
dubitarne 


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Tutto quel ch’è successo ieri ha un nome, un nome molto chiaro, da qualcuno detto a gennaio scorso, ma che subito ci si è affrettati a dimenticare, in quest’osceno Occidente scemo, in piena débacle ideologica e in semi-dissoluzione sociale spinta (*). 
Il Nome è: GUERRA, nome molto chiaro; guerra sì asimmetrica, “Terza Guerra mondiale a pezzi” (Papa Francesco), e con delle modalità di azione del tutto differenti rispetto alla Seconda Guerra Mondiale: ed è per questa ragione che chi, oggi, si attendeva la replica della Seconda è come chi costruì la Linea Maginot credendo che la Seconda sarebbe stata la replica della Prima, e dovette risvegliarsi a suon di legnate. 
E tuttavia: GUERRA
Se qualcuno, caratterizzato dalla nota sensibilità agli stimoli che caratterizza l’Occidente, avesse ancora dei dubbi, forse, ma proprio forse, potrebbe anche darsi che abbia la vaga e flebile percezione che sì, magari c’è “qualcosina”, ma del tutto secondaria, che non va esattamente benissimo, che va bene al 99,99%, ma manca quel nonnulla lì …
L’Europa è debole (**), tu l’Unità non la fai “assommando” le nazioni: o hai un Centro superiore alle nazioni o l’incollare le varie nazionalità porta inevitabilmente alla lotta tra le nazioni senza che vi sia un’autorità “di ultima istanza”. In realtà, l’Europa, dalla fine degli ultimi scampoli dell’ Imperium - con gli Accordi di Westfalia -, è stata il campo d’espressione delle varie ambizioni nazionali. Oggi questo non avviene più con la lotta militare ma, piuttosto, con il confronto economico: e tuttavia continua. L’Unità è irritrovabile nell’Europa odierna, che non sa nemmeno lontanamente cosa sia un Imperium, le mancano - propriamente - le minime coordinate di base.
Dove trovare - OGGI - una difesa, un Limes, a questi phenomena in atto?
D’altra parte, però, la ricetta delle varie risorgenti destre “nazionalistiche” è una delle molte manifestazioni di ciò che chiamo “nostalgismo”, che vorrebbe far tornare a ciò che inevitabilmente non sarebbe altro se non una fallimentare parodia. “Oh com’era bello il mondo delle nazioni!”. Ma quel mondo non esiste più. Sveglia!
Cucinare vecchie ricette aiuterà davvero? Vi è più che da dubitarne. Vi è la semplice certezza dell’insufficienza.
La realtà è una: di nuovo NON SANNO CHE PESCI PIGLIARE.
Nei momenti di crisi c’è una necessità cogente, forte: quella di avere idee chiare, principi realistici e basati sulla conoscenza dell’effettiva realtà e delle forze in gioco così come degli scopi, della posta in gioco.
Quali le intenzioni di chi attacca? E’ una caso che la visita del Presidente iraniano sia stata rimandata? Non si vuol colpire la rinnovata Grande Coalizione che sta dando qualche risultato, ora che la Russia e l’Iran sono, pur con tante riserve, della Coalizione e la Turchia sta per entrarvi con delle modalità ben più forti rispetto alla sua lunga ed ambigua condizione (***)?
Vi è da fare una serissima critica delle basi sulle quali si è andati avanti, e a destra e a sinistra, e che le destre europee piccole piccole - come i “borghesi piccoli piccoli” - non s’inalberino (difficile non lo facciano …), ché tutta la ristrutturazione sistemica degli ultimi vent’anni è avvenuta sotto il loro governo: son dunque colpevoli, altrettanto se non di più, delle sinistre. Le sinistre, nella sostanza, si son dissolte come progetto generale, ormai sopravvivono “a pezzi”, ma le destre son ben vive. Tuttavia su questo tema si rimanda in nota (****), perché ci porterebbe troppo lontano rispetto ai limitati scopi di tal post.
Ascoltavo ieri, molto tardi su RaiNews Canale 48, un serio analista che, a proposito delle cosiddette “primavere arabe” e delle illusioni - volute e stimolate - che le hanno accompagnate (****, punto 2)), parlava del fatto che “il genio è ormai uscito dalla bottiglia”. Non si sa quanto volontariamente, ma l’immagine, in effetti, è giustissima. La domanda-chiave diventa ora, però: Chi è questo “genio”, questo jinn, che è “uscito” dalla proverbiale bottiglia (*****)?
Per poi completare il quadro: in tutto ciò - in tutto ciò - occorre inserire il problema di una “Krisis sistemica” non ancora davvero risolta e sulle e della quale, su questo blog, si è lungamente trattato (si rimanda ai post precedenti, a tal proposito, chi volesse approfondire il tema cospicuo).



NOTE

(*) Cfr. Le guerre attuali seguono la linea delle “sette torri del diavolo” (http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/02/le-guerre-attuali-seguono-la-linea.html).


(**) Cfr. “Apocalisse”, cap. 16, vs. 12 - L’Eufrate, l’Iraq (e le Sette torri) - (http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/02/apocalisse-cap-16-leufrate-liraq-e-le.html).


(***) Pochi già illo tempore  - e ben prima che succedesse - han parlato del fatto che, nonostante le apparenze, la Russia sarebbe stata coinvolta nella Coalizione per ragioni geopolitiche fortissime perché sistemiche, che vanno ben al di là degli interessi geopolitici locali.

(****) Due punti: 1) Che la modernità si basa sull’assenza di Centro, questo va cambiato - ed è per questo che non puoi costruire una vera Unità semplicemente sommando le nazioni, l’Unità dev’esser affermata all’inizio ed a priori - sennò nulla fuor ne verrà.
2) La diffusione della democrazia come di una merce è una totale assurdità. Se ha delle basi nel luogo dove si diffonde, solo lì potrà esser deciso e realizzato, non da imposizioni o da esportazioni-merce. Oggi democrazia e pluralismo possono disgiungersi, e questa è un’altra delle commistioni fra cose che in altra epoca erano invece ben distinte o anche separate: si tratta di quel genere di mescolanze che depistano tutti quelli, il cui numero è gigantesco, rimangono rinchiusi in categorie non più capaci d’interpretare la realtà che c’è, che si dipana di fronte ai nostri occhi.

Cfr. Grandissima deriva e confusione fra democrazia e pluralismo (http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/01/grandissima-deriva-e-confusione-fra.html).


(*****) Cfr. “Tour du Diable”  (http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/01/tour-du-diable.html).




sabato 7 novembre 2015

Economia globale ed “Il Dilemma di Triffin”

Di R. Trifin voglio, come prima cosa, ricordare un vecchio libro che, a leggerlo oggi, seppur datato in molte sue parti, fa specie davvero: R. Triffin, Il sistema monetario internazionale. Ieri, oggi e domani, Einaudi editore, Torino 1973 (si ponga bene mente a tale data...). 

Detto questo, veniamo brevemente a noi. 

E vero, il sistema monetario e valutario globale è drogato: le critiche che vengon fatte a tale dato di fatto son giuste. Solo che le critiche vengono da parte di chi “mitizza” sia le capacità imprenditoriali individuali sia il fatto che il sistema capitalistico sarebbe potuto esistere senza interventi statali. In realtà, tal Sistema non avrebbe mai e poi mai raggiunto la sua potenza presente senza degli “aiuti dallo stato”, per la semplicissima ragione che, all’inizio, si richiedono grossi investimenti - e  molto rischiosi -, cosa che un singolo, o gruppi di singoli, non sono in grado di fornire. 

Non c’è mai stata la “libertà” sognata da tanti - da troppi -, ma è altrettanto vero che oggi effettivamente siamo a dei controlli senza precedenti. E questo non è avvenuto per causa delle “ubbie” dei complottisti (sì, c’è anche un fortissimo controllo individuale, questo è vero, ma sarebbe insufficiente alla bisogna). Questa situazione si è prodotta per la semplice, e tuttavia fortissima, ragione che si il Sistema si controlla dall’ inizio. Si controlla, cioè, come non mai prima, la diffusione del denaro stesso, sia in forma concreta che, ancor più, in forma digitale, al punto tale che, se non ci fossero le Banche Centrali, il mercato sarebbe già crollato più volte. 

Questa è la situazione sul campo, oggi.

Per la giusta ragione di voler evitare un grosso crollo, che, però, sarebbe “naturale” nel sistema capitalistico - se il sistema capitalistico fosse naturale, e, come ho detto altrove (*), non lo è affatto - si “abboffa” il mercato di valuta, sia per mezzo di operazioni di “QE”, sia per mezzo di “svalutazioni competitive”, come si sarebbe detto in altri tempi. 

Si dev’esser chiari; le “svalutazioni competitive”  e le operazioni di “QE” SON DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA.

Dal punto di vista “sistemico”, tutto ciò non può che portare alla DEFLAZIONE, e ad una deflazione diffusa e ad una deflazione potenzialmente “non reversibile”, che poi è il punto in esame vero

Quest’ultima, dunque, vale a dire la deflazione, non è un fenomeno casuale”, come non lo è la diminuzione  del prezzo delle cosiddette “commodities”. 

Ora, le critiche rivolte a quest’andamento son sempre più frequenti, e, come spesso  accade, mascherano delle “intenzionalità molto diverse fra di loro. 
Ne ho scelta una, un po’ difficile da leggersi, ma ben fatta, purtroppo in inglese: “On the global ZLB economy ”, Ricardo Caballero, Emmanuel Farhi, Pierre-Olivier Gourinchas 05 November 2015

Da tale analisi deriva che chi si ritrova all’interno di una  “trappola di liquidità”, come la chiamano gli autori testè citati, si trova in una sitazione di debolezza, rispetto a chi svaluta stando all’esterno della “trappola di liquidità” stessa. La “trappola di liquidità” è quel che nasce da ciò che ho chiamato, volendo semplificar la cosa, ma cercando di venire alle cose macroscopiche ed essenziali, “abboffare” il mercato. 
E’ solo un’immagine ma credo efficace, perché rende immediatamente l’idea di cosa stia succedendo qui ed ora.

Si tratta del ‘paradox of reserve currency, detto anche il “Dilemma di Triffin”, sul quale vi è una interessante pagina: Wikipedia, “Dilemma di Triffin”. (**)

Unaltra pagina web interessante, sempre dedicata al Dilemma di Triffin, è: Triffins Dilemma, dal sito zerohedge.com
Il Dilemma di Triffin viene sintetizzato in un’immagine piuttosto efficace, sempre tratta dal sito zerohedge.com appena citato: http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/2014/02/triffin%20dilemma_0.jpg.

Da questultima immagine si evince chiaramente qual è il significato del Dilemma di Triffin. 

Ora, però, se, senzalcun dubbio, è vero che chi si ritrovi dentro una “trappola di liquidità” si trova in una situazione più debole, ed è altrettanto vero il Dilemma di Triffin. Ma pure quest’ultimo ha un punto debole, poiché postula che, in seguito al secondo corno” del Dilemma (e rimando all’immagine assai efficace citata dal sito zerohedge.com qui sopra, alla quale rimando), il valore del dollaro scenda. 

Ma siamo sicuri sia l’ultimo esito o l’unico del “Dilemma” stesso? E se, invece, il valore si apprezzasse troppo e, in seguito a tal eccessivo apprezzamento, eccessivo apprezzamento, poi scendesse rapidamente?  

La sua soluzione, però, essendo quella di una nuova valuta globale staccata sia dall’oro  sia dalle fluttuazioni delle valute correnti, sta sempre più crescendo nell’attenzione globale. Essa non è completamente uguale ai cosiddetti “Diritti speciali di prelievo”, che è la valuta globale del Fondo Monetario Internazionale. Quest’ultimo agisce sempre per accordi fra stati, ovvero fra valute preesistenti, quando invece quel che sosteneva e proponeva Triffin era una valuta che si aggiungesse a quelle correnti, fungendo da effetto volano”. 

Si potrebbe, a questo punto, chiedersi se una cosa del genere possa davvero esistere senza un qualche legame con l’oro, legame non di vecchio stampo, non come il “gold standard” insomma, e certamente da ripensarsi, ma che non può escludersi del tutto
Il legame dollaro/commodities, oggi in crisi, perché questo sta succedendo -, è insufficiente a reggere una riforma globale come quella  intravista, e solo intravista, illo tempore da Triffin 

 
 

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(*)  
APPENDICE AL POST PRECEDENTE - per chi volesse approfondire -.

  
(**) Son questioni legate agli Accordi di Bretton Woods: Wikipedia, “Conferenza di Bretton Woods”. 
Immagine del Mount Washington Hotel, Bretton Woods, fonte: Wkimedia Commons