giovedì 14 settembre 2017

Tre Cannelle




Nel film “I Soliti ignoti” (1958, con anche Totò[1]), si vede Via delle Tre Cannelle. Ora, “Via delle Tre Cannelle oggi”, Wikimedia Commons, cf.  
Qui a destra è precisamente il punto da cui salgono su: è quella grata che si vede. 

Il resto: foto recentissime di Via delle Tre Cannelle, con anche il “nasone”, che dà acqua: alcune fontanelle sono state chiuse – evidentemente per risparmiare acqua -, altre continuano invece a funzionare. 



Qui prprio a sinistra, ci sta il “nasone” di Via delle Tre Cannelle. 


 Qui a destra ci sta la grata, che si vede nella foto che sta su Wiki Commons, ed il cui link è stato qui su riportato.
Questo è il “nasone” precisamente. 


Naturalmente tutti i tentativi di “bissare” quel film non furono molto felici, e men che meno quelli di usare la locuzione “I soliti ignoti” per vari programmi: tutte cose, a mio avviso, ben poco convincenti. Un solo film ha usato – ma nella traduzione italiana – una locuzione simile, ma con ben altro e diverso intento, e tuttavia con successo: “I soliti sospetti” (1995), di B. Singer. Quest’ultimo film, a sua volta, in questo labyrinthus ci citazioni multiple, reciprocamente rispecchiantisi, ha usato la nota frase di C. Baudelaire: “Il più bel trucco del Diavolo sta nel convincerci che non esiste”, nella forma, leggermente modificata, di “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”.  


Poi qualche foto sul percorso con il quale, a piedi e dalla Stazione Termini, ovviamente, si arriva quindi nella detta Via delle Tre Cannelle: Incrocio tra Via Nazionale (dove prima sta la Banca d’Italia e il Teatro Eliseo e Il Piccolo Eliseo) e Via 24 Maggio; uno scorcio di Via 24 Maggio; la piazzetta con a sinistra – non si vede – Santa Caterina a Magnanapoli[2] e la piazzetta di Largo Magnanapoli, dove son emersi, alla fine dell’Ottocento, alcuni frammenti delle antiche Mura serviane[3], davanti inizia via Quattro Novembre, a sinistra – si vede – il Museo dei Fori, molto interessante; la stessa piazzetta (si vede ora un pezzo di Santa Caterina a Magnanapoli a sinistra); infine, tetti di Roma: a sinistra, di nuovo, un frammento, della chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli, la Torre delle Milizie (che fa parte del detto Museo), e, in lontananza, il Vittoriano, chiaramente ottocentesco. 















[1] In realtà, l’idea del film, regia di M. Monicelli, fu tratta da un racconti di I. Calvino, Furto in una pasticceria, contenuto in Ultimo viene il corvo, Einaudi, Torino 1949, in effetti, però, pubblicato prima su “l’Unità” nel 1947, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/I_soliti_ignoti, nelle note.  
[2] Cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Caterina_a_Magnanapoli.
Ora l’immagine di questa chiesa, con la Torre delle Milizie dietro e il Vittoriano a destra, in lontananza, cf.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/3f/Monti_-_Chiesa_di_S._Caterina_a_Magnanapoli_e_Torre_delle_Milizie_b.jpg/800px-Monti_-_Chiesa_di_S._Caterina_a_Magnanapoli_e_Torre_delle_Milizie_b.jpg
[3] Cf.
https://www.romasegreta.it/monti/largo-magnanapoli.html.  











Nessun commento:

Posta un commento